Le motivazione cristiane del messaggio del 21 dicembre 2012

Le motivazioni cristiane

dell’appello del 21 dicembre 2012 che ha generato scalpore 

L’appello del 21 dicembre, che aveva come titolo e sottotitolo “il 21 dicembre non è la fine del mondo, ma l’avvento di un nuovo ciclo per l’umanità, secondo la profezia dei Maya. Appello per diventare tutti Missionari dell’Arcobaleno facendo iniziare il nuovo ciclo della vita cosmica”, contiene in maniera implicita importanti motivazioni cristiane, le quali sono state rese più esplicite nel testo che avevo fatto per la sosta cosmica del 21 dicembre, intitolato “l’imperativo cosmico è la vita di tutti mediante la relazione” (vedi sotto).

La reazione di sconcerto da parte di alcuni presbiteri, sostenendo che il messaggio non avrebbe nulla a che vedere con la fede cristiana, mi ha indotto a rendere esplicite le motivazioni cristiane e a condividerle.

Riconosco che l’appello per il 21 dicembre aveva un linguaggio laico, ma il contenuto anche se non esplicitato in una maniera cristiana, contiene una forte valenza cristiana. Il grande teologo Karl Rahner ha coniugato la categoria dei “cristiani anonimi” per sottolineare che ci sono persone non battezzate ma che  vivono fortemente il messaggio cristiano, anche se non sanno che quel modo di vivere è esplicitamente cristiano.

Voglio esplicitare 4 motivazioni forti per far capire che il mio appello è denso di cristianesimo, anche se appare debole a livello di cattolicesimo. Ma noi siamo chiamati ad essere cristiani, ossia seguire Gesù Cristo, mentre la Chiesa deve diventare innanzitutto discepola, come dichiara il documento della Chiesa italiana sulla sfida educativa, per essere poi maestra e madre (Cfr. Educare alla vita buona del Vangelo, orientamenti pastorali dell’Episcopato Italiano per il decennio 2010-2020). 

1° Motivazione cristiana

Parto dalla motivazione che avevo esplicito nel messaggio per la sosta cosmica, ispirandomi al grande scienziato e  teologo Teilhard de Chardin, il quale intravede nel movimento ascendente che va dalla geogenesi, biogenesi e alla cosmogenesi, l’incarnazione della missione di Gesù perché il tutto viene completato dalla “Cristogenesi”, in quanto il Cristo è il punto Omega, oltre ad essere l’Alfa. Con il Cristo, il movimento ascendente passa dalla materia alla vita e allo spirito, dove tutto diventa energia cosmica.

L’attuale cardinale di Vienna, Card. Christoph Schönborn, nel suo bel volume Ziel oder Fufall?: Schöpfung und Evolution aus der Sicht eines vernünftigen, presentauna sintesi estrema ma efficace del pensiero teilhardiano.Il Cardinale riconosce il tentativo di Pierre Teilhard de Chardin, che rappresenta per molti una speranza,  il fatto che l’approccio scientifico del mondo e la fede in Cristo possano incontrarsi sotto il Cristo “l’evolutore”, il quale dà una direttrice al movimento, diventando il centro visibile dell’evoluzione e anche il suo fine, il “punto Omega”. Il pensiero di Teilhard de Chardin, secondo il Card Schönborn, rivela che Dio, mediante l’incarnazione, si è immerso nella materia per guidarla verso la sua pienezza: dove tutto diventa energia o spirito. L’incarnazione determina una sorta di “Cristificazione” del cosmo. Il Cardinale sottolinea come il pensiero teilhardiano, ponendo la prospettiva della Croce di Cristo e della sua Resurrezione, dentro al movimento cosmico, rivela come Cristo è in grado di guidare lo sviluppo cosmico verso il punto Omega, definita dal Cardinale l’ultima “amorizzazione “ del mondo (trasformazione in amore di tutto), che sarà perfetta nella Parusia con il ritorno di Cristo.

In questa motivazione cristiana possiamo recuperare il fondamento biblico di San Paolo, nella lettera agli Efesini: “per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra” (1,10).

L’armonia cosmica di cui parlavo rientra pienamente in questa missione di cristificazione del cosmo, perché il primo dono del Risorto è la pace che deve abbracciare tutto il cosmo.

2° Motivazione cristiana

Il Creato è la prima bibbia di Dio ed è il suo grande dono fatto all’umanità. È importante sottolineare che non bisogna ridurre il Creato alla natura, ma si tratta di tutta la Creazione di Dio, compresa l’umanità e tutto l’universo. Il Creato è una grande benedizione di Dio perché manifesta tutto il suo amore verso l’umanità. Lo dichiara anche il papa Benedetto XVI: “La natura è espressione di un disegno di amore e di verità. Essa ci precede e ci è donata da Dio come ambiente di vita. Ci parla del Creatore e del suo amore per l’umanità” (Caritas In Veritate n. 48).

Per cui, è importante percepire che all’inizio della Creazione non c’è il peccato originale, ma questa grande benedizione di Dio che diventa l’atto fondante della Creazione. Lo rivela anche il prologo dell’evangelista Giovanni parlando del Verbo che si è incarnato. Rendere grazie e dare lode al Creato significa riconoscere il primato del Bene di Dio sul male che è presente in ogni creatura,  capendo che il male si è manifestato dopo mediante il peccato originale. Questo ci aiuta a percepire che il Creato è anche la prima rivelazione di Dio. I padri della Chiesa lo dichiararono in maniera eccelsa:  “Il silenzio dei cieli è una voce più risonante di quella di una tromba: questa voce grida ai nostri occhi e non alle nostre orecchie la grandezza di chi li ha fatti” (San Giovanni Crisostomo PG 49, 105); “Il firmamento, attraverso la sua magnificenza, la sua bellezza, il suo ordine, è un predicatore prestigioso del suo artefice, la cui eloquenza riempie l’universo” (Sant’Atanasio, PG 27, 124).

Un grande teologo e mistico medioevale, Meister Eckhart, riuscì a farci percepire molto bene questa verità, dichiarando che il Creato è un libro su Dio. Anche il papa Giovanni Paolo II si avvicina molto a questa percezione: “Il Creato costituisce come una prima rivelazione, che ha un suo linguaggio eloquente: essa è quasi un altro libro sacro le cui lettere sono rappresentate dalla moltitudine di creature presenti nell’universo” (Udienza generale 20/01/2002); lo aveva ribadito anche qualche anno prima:“Tutto il mondo creato, prima di diventare realtà, fu pensato da Dio e da Lui voluto come un eterno disegno di amore. Se, dunque, osserviamo il mondo in profondità, lasciandoci stupire dalla sapienza e dalla bellezza che Dio vi ha profuso, possiamo già in esso cogliere un riflesso di quel Verbo che la rivelazione biblica ci svela in pienezza nel volto di Gesù di Nazareth. In un certo modo, la creazione è una prima ‘rivelazione’ di Lui” (XV Giornata Mondiale della Gioventù 15/08/2000).

Si tratta di rivivere l’esperienza di S. Francesco D’Assisi che incontrò Dio mediante le sue creature, anzi la bellezza delle creature lo condusse al Creatore. Francesco lo dichiara poeticamente nel bellissimo Cantico delle Creature.

Mettersi in piena armonia con il cosmo, rifare tutte le relazioni con l’universo sulla scia dell’armonia e della pace, mettendosi in piena empatia con le tantissime e diversissime creature e avendo cura con lo stesso amore del Creatore, è un compito cristiano, perché si tratta di accogliere il grande dono di Dio che è il Creato e di salvaguardarlo per le generazioni future. Così come hanno sottolineato vari messaggi per la Giornata Mondiale della Pace, soprattutto il messaggio del 1° gennaio 1990 che aveva come titolo Pace con Dio Creatore. Pace con tutto il Creato: “Teologia, filosofia e scienza concordano nella visione di un universo armonioso, cioè di un vero ‘cosmo’, dotato di una sua integrità e di un suo interno e dinamico equilibrio. Questo ordine deve essere rispettato: l’umanità è chiamata ad esplorarlo, a  scoprirlo con prudente cautela e a farne poi uso salvaguardando la sua integrità. D’altra parte, la terra è essenzialmente un’eredità comune, i cui frutti devono essere a beneficio di tutti. ‘Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e popoli’, ha riaffermato il Concilio Vaticano II (Gaudium et Spes 69). Ciò ha dirette implicazioni per il nostro problema. È ingiusto che pochi privilegiati continuino ad accumulare beni superflui dilapidando le risorse disponibili, quando moltitudini di persone vivono in condizioni di miseria, al livello minimo di sostentamento. Ed è ora la stessa drammatica dimensione del dissesto ecologico ad insegnarci quanto la cupidigia e l’egoismo, individuali o collettivi, siano contrari all’ordine del creato, nel quale è inscritta anche la mutua interdipendenza (…). A conclusione di questo messaggio, desidero rivolgermi direttamente ai miei fratelli e alle mie sorelle della Chiesa cattolica per ricordar loro l’importante obbligo di prendersi cura di tutto il creato”, dichiara Giovanni Paolo II nei numeri 8 e 16 del messaggio.

3° Motivazione cristiana

L’immagine dell’Arcobaleno è un’icona biblica che rappresenta l’unione tra il cielo e la terra mediante il patto di alleanza tra Dio e l’umanità, contenuto nel libro della genesi 9,12-17: “Dio disse: ‘Questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne. L”arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra’.  Disse Dio a Noè: ‘Questo è il segno dell’alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra’”.

Questo simbolo ricco di sfumature che appartiene al Primo Testamento, rappresenta la pace, come dono di Dio e come armonia piena tra il cielo e la terra, a livello cosmico. L’arcobaleno è diventato il simbolo di pace perché rappresenta un fascio di luce che tiene insieme, in maniera perfettamente armoniosa, i sette diversi colori dell’iride. L’arcobaleno manifesta tutta la ricchezza dello shalom biblico che significa non solamente assenza di guerra, ma anche giustizia, fraternità, abbondanza, convivialità, pienezza di vita per tutti, secondo il patto fatto da Dio con Noè, dove viene sottolineato che l’alleanza è fatta con ogni essere vivente: “Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: ‘Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti, dopo di voi; con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, ne più il diluvio devasterà la terra” (Gn 9, 8-11).

Il teologo Piero Coda, introducendo il tema dell’Assemblea ecumenica di Sibiu, usa l’icona biblica dell’arcobaleno dichiarando che Gesù Cristo è l’arcobaleno della nuova alleanza perché Egli è «la luce vera, che illumina ogni uomo» (Gv 1,9): “Un nuovo arcobaleno di pace, di giustizia e di fraternità che lega il Cielo alla terra, segno dell’alleanza che Dio pone tra sé e gli uomini e tra essi e ogni essere vivente per le generazioni nei secoli (Gen 9,12)”. Il teologo continua sottolineando che “L’arcobaleno è la creazione che accoglie in Maria, col suo fiat, il fiat del Creatore. Maria – scrive Antonio da Padova nella festa dell’Annunciazione – fu ‘arcobaleno splendente’ nel concepimento del Figlio di Dio. (…) In questo giorno il Figlio di Dio, sole di giustizia, entrò nella nube, cioè nel seno della Vergine gloriosa, e questa diventò quasi un arcobaleno, segno dell’alleanza, della pace e della riconciliazione. Nell’arcobaleno, in cui la luce una dell’amore si rifrange nei sette colori dell’iride e nelle loro infinite sfumature, ogni colore annuncia un modo d’esprimere e incarnare l’amore, che è luce, nelle molteplici forme dell’esperienza personale e sociale, spirituale e culturale, nel rapporto tra gli uomini e le donne, i popoli e le civiltà, la famiglia umana e il creato che le offre dimora” (Cfr. Documento di Lavoro AEE 3, p. 19 ss.).

Diventare missionari dell’Arcobaleno significa essere a servizio di questa alleanza biblica tra Dio e l’umanità, portando ad ogni essere vivente il dono della pace. Si tratta di diventare come la prima missionaria, Maria di Nazaret, per far conoscere il nuovo arcobaleno: Gesù Cristo.

4° Motivazione cristiana

Nell’appello ho usato il termine nuova era che ha il significato di “kairos”, ossia un nuovo tempo sulla scia dei segni dei tempi, che è una categoria del Concilio Vaticano II, per indicare l’azione di Dio per la venuta del suo Regno che continua a manifestarsi ancora oggi nella storia. La Gaudium et Spes dichiara, addirittura, che “è un dovere permanente della Chiesa scrutare i segni dei tempi ed interpretarli alla luce del Vangelo” (n.4). Giovanni XXIII aveva evidenziato nella Pacem in Terris (n.21-25) tre grandi segni dei tempi mediante i quali Dio ci parla oggi: la lotta dei lavoratori nella difesa dei loro diritti, l’impegno della donna verso la propria dignità e il cammino difficile della famiglia umana nel superare la divisione tra popoli dominatori e quelli dominati. Giovanni Paolo II ha usato, addirittura, il termine nuova era nel Messaggio per la XXXI Giornata mondiale della Pace, 1° gennaio 1998, dichiarando: “Siamo alle soglie di una nuova era, che porta con sé grandi speranze ed inquietanti interrogativi” (n.3), riferendosi ai vasti mutamenti geo-politici succedutisi dopo il 1989 con le conseguenti vere rivoluzioni a livello sociale ed economico.

Nel messaggio del 21 dicembre ho cercato di svelare che anche oggi siamo di fronte ad una nuova era provocata dai grandi cambiamenti climatici e dal clamore sempre più forte di madre terra. Mai come oggi l’umanità è cosciente del grave pericolo di essere diventata antropocene, ossia il pericolo maggiore per la distruzione della terra. Questa nuova era porta con sé una coscienza collettiva di una cambiamento urgente del proprio rapporto con la terra e con il cosmo. Prima di oggi c’era una presa di coscienza a livello personale oppure ristretta a gruppi o popoli. Invece, oggi c’è una coscienza globalizzata sia del grande pericolo come pure della possibilità di fermare questa distruzione della terra mediante la cura e la salvaguardia, ossia il cambiamento di vita dei popoli. Anche questa nuova era porta con sé inquietanti interrogativi come pure grandi speranze.

Questa nuova era rientra nel kairòs cristologico che prevede diverse tappe, some sottolinea Teilhard de Chardin, completandole con il punto Omega: la pienezza in Cristo.  

Il Cristo storico ha fatto germogliare questo kairòs nel popolo ebraico, la Chiesa l’ha seminato nei vari popoli e lo Spirito di Dio l’ha fatto crescere nel cuore dell’umanità, in ogni popolo e ogni persona umana, dando continuità alla missione del Cristo Risorto per opera della sua Chiesa guidata dalla Spirito Santo.

Per cui, ribadisco quello che avevo scritto nel messaggio. È il tempo dello Spirito che soffia dove vuole e in ogni luogo, chiamandoci a riscattare la ragione del cuore, l’intelligenza emotiva e sensibile con la prassi equa e solidale, unendo così le menti con i cuori di tutti. Inizia finalmente l’era del primato della spiritualità sulla religione: lo Spirito di Dio è libero di agire dove vuole e non si lascia mai imprigionare dagli umani, generando uomini e donne, di ogni cultura e popolo, responsabili e coraggiosi nella cura di madre terra e dell’armonia cosmica. 

p. don Adriano Sella

(missionario dell’Arcobaleno)

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