Condivido due messaggi molto significativi di due grandi poeti: il primo sul valore della croce di David Mria Turoldo e il secondo sul significato della Pasqua di Gabriele D’Annunzio
Gesù prende la croce come chi assume con essa la totalità della sua vita, la somma delle opzioni che lo hanno portato a questa situazione. Prima di essere simbolo di morte,la croce è simbolo di vita. La croce è simbolo di scelta, di libertà. La croce di Gesù comincia con la sua vita: con il suo modo di nascere, con il luogo che occupa nella società, Dio fra noi, con la sua audace predicazione a favore dei poveri, degli espropriati, di quanti noi avviciniamo con tanta fatica. Lì comincia il dramma di un Dio che, spinto a farsi uno di noi, non troverà accoglienza da parte nostra, quando rivelerà ciò che egli è, perché noi preferiamo altre immagini di Dio più a nostra somiglianza, meno scomode, più al servizio delle nostre insicurezze. Col caricarsi di quest’altra croce, strumento di morte, Gesù ci rivela il prezzo che si deve pagare per l’amore; ci rivela la disumanità sanguinante dei supposti valori che strutturano correntemente la vita degli uomini; disumanità che si occulta fra i guanti bianchi della cortesia, della buona educazione, della civiltà, dell’ipocrisia
David Maria Turoldo
Gioia della Resurrezione
Suono di campane,
voce che trasvola sul mondo,
canto che piove dal cielo sulla terra,
nella città sorda e irrequieta,
e nel silenzio dei colli
ove, nel pallore argenteo,
le bacche d’olivo maturano il dono di pace.
Suono che viene a te,
quale alleluia pasquale,
a offrirti la gioia di ogni primavera,
a chiamarti alla rinascita;
a dirti che la terra rifiorisce
se il tuo cuore si aprirà come un boccio,
che ripete un gesto d’amore e di speranza,
levando il mite ramoscello
in questa chiara alba di Risurrezione.
Gabriele D’Annunzio